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LA LAVORAZIONE DELLA LANA

pecora

LE PECORE
✔ La pecora è un erbivoro ruminante che vive in gregge.
✔ L'attitudine gregaria di questo animale è molto spiccata e per questo non va allevato singolarmente
✔ In caso di pericolo (volpe/lupo) le pecore si raggruppano per proteggersi, stringendosi l'una all'altra,
tenendo gli agnelli nel mezzo. Se il pericolo è troppo grande fuggono tutte insieme
✔ La pecora si accontenta di pascoli molto radi, passando la giornata a brucare. Dalla primavera
all'autunno vengono spostate in alpeggio, stanno in stalla e mangiano solo fieno
✔ Esistono al mondo circa 800 razze ovine differenti per aspetto, colore, qualità della lana e forma di testa
e orecchie

I PRODOTTI RICAVATI DALLA PECORA


✔ La LANA: la lana di pecora è ad oggi la più diffusa tra le fibre
naturali di origine animale e viene utilizzata per la produzione di
abbigliamento e oggetti di ogni tipo

 


✔ La CARNE: ha un contenuto equilibrato di proteine, vitamine,
sostanze oligominerali e oligoelementi. Si distinguono carne di abbacchio
(animale fino a 6 mesi di età), di agnello (fino ad un anno), pecora,
montone o castrato (animali più vecchi)

 


✔ Il LATTE: particolarmente leggero ma sostanzioso, molto utilizzato in alcune zone
per la produzione di formaggio

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LA LAVORAZIONE DELLA LANA


✔ LAVAGGIO:
Prima di essere tosate, le pecore venivano lavate. Allo scopo si riempiva d’acqua
calda una tinozza di legno e vi si aggiungeva un po’ di ranno che serviva da
detergente e che un tempo sostituiva il sapone. I l ranno si otteneva cuocendo della
cenere nell’acqua e poi filtrandola. Ogni singola pecora veniva immersa nella tinozza
e lavata. Le pecore non si lasciavano sempre lavare docilmente per cui dovevano
essere tenute ferme da diverse mani forti. Col bel tempo una pecora lavata si
asciugava anche rapidamente.

✔ TOSATURA:
Normalmente le pecore venivano tosate due volte all’anno, in primavera e in autunno. Il dorso veniva tosato il più delle volte con l’animale in posizione eretta.
Per tosare la parte ventrale la pecora veniva sdraiata su un’apposita panca detta “Scherbock”, talvolta però anche su un tavolo o su un telo, le zampe anteriori e
posteriori venivano tenute ferme o legate con apposite morse. Mentre oggi si impiegano soprattutto rasoi elettrici che assomigliano ad una macchinetta tagliacapelli o ad un rasoio da barba, le pecore sono state tosate per secoli con apposite forbici. Le fornici da tosatura erano costituite da due lame collegate da una staffa a molla. Se si schiacciavano le due lame, i tagli si incrociavano. Di regola si teneva la macchinetta per tosare con una mano, mentre con l’altra si stendevano le pieghe della pelle.

Sui fianchi e sulle e sulle spalle si trova la lana migliore.
Se la pecora non è stata lavata preventivamente si ottiene la LANA SUDICIA
Dopo la tosatura, la lana veniva raccolta, suddivisa per colori e nuovamente lavata con il ranno. Durante il lavaggio la lana poteva però essere solo tirata, ma non sfregata. Una volta asciutta veniva conservata nel cesto della lana. In due tosature una pecora alpina forniva circa 2 kg di lana. In seguito al lavaggio la lana perdeva un po’ di peso.

✔ CARDATURA:
La lana appena tosata non era ancora adatta per essere filata, ma doveva ancora essere mondata. Residui di paglia e di piante venivano rimossi a mano dalla lana tosata. Dopo la lana doveva essere pettinata e cardata per rimuovere le ultime impurità, sciogliere i nodi e pettinare le fibre di lana in una direzione disponendole cioè parallelamente. Allo scopo si usavano scardassi a mano.
Uno scardasso a mano era costituito da due tavolette di legno dotate di numerosi chiodi sottili e venivano utilizzate in coppia. Si pettinava la lana mettendola fra le
due tavolette e strofinando queste ultime in direzione opposta.
Un’altra forma della cardatura a mano era lo scardasso a panca. Una tavoletta dotata di chiodi sottili era fissata ad una panca, mentre l’altra era mobile.

✔ FILATURA:
Sulla conocchia, che è un’asta cilindrica in legno, venivano avvolte le fibre lino o la lana cardata. La filatrice estraeva la giusta quantità di fibre e azionava il pedale per mettere in movimento l’asse del rocchetto. Con questo movimento la fibra tessile veniva ritorta a formare il filato e contemporaneamente avvolta sul rocchetto. Erano necessarie circa 1 30 ore per filare la lana di un’unica pecora! Dopo la filatura il sottile filo di lana doveva essere ritorto. A questo scopo diverse spolette di filo venivano sistemate su un aspo e ritorte nello spessore desiderato. Così si
creava un filato di spessore maggiore che poteva essere lavorato a maglia o al telaio. I l filato di lana veniva poi avvolto sull’aspo, un attrezzo in legno con da quattro a sei bracci mobili disposti a stella. Alle estremità di ciascuno si trova una traversa di legno. Intorno a queste traverse si poteva tendere
ed avvolgere il filato. In tal modo si ottenevano filati uniformi che si potevano ben lavare e tingere.

✔ LA TINTURA
Quali coloranti si utilizzavano prodotti naturali come piante, cortecce di alberi, foglie, licheni, gusci, ma anche pietre.
E' necessario produrre un liquido colorato, portando ad ebollizione acqua salata in cui far “cuocere” l'elemento colorante. Si lascia raffreddare e si immerge la lana quando quasi tiepido. Ora si lascia raffreddare lentamente.
Si sciacqua il tutto con abbondante acqua fredda e si stende ad asciugare

✔ TESSITURA
Per ottenere i tessuti in lana si utilizzava un telaio in legno con dei fili gia posizionati in senso verticale (orditura) che venivano incrociati ad angolo retto con un filo che correva orizzontalmente.
I l filo orizzontale, vale a dire la trama o filo di trama si trovava sulla spola e con l’ausilio della navetta veniva fatto passare da destra a sinistra e viceversa. I l tessitore azionava un pedale in modo da alzare alternativamente ogni secondo filo di ordito ed abbassando l’altro, creando in tal modo la cosiddetta boccatura, una sorta di tunnel attraverso il quale faceva passare la navetta.
Quindi azionava il pettine che muoveva avanti e indietro battendo così il filo di trama e compattando il tessuto in modo da creare una stoffa omogenea.

✔ FELTRATURA
Diversi strati di lana pettinata venivano posti l’uno
sopra l’altro incrociando le fibre.
Le fibre di lana venivano poi bagnate con acqua
saponata e quindi pressate, inizialmente con
cautela, con movimenti circolari. Pressando,
arrotolando o modellando le fibre aderivano sempre
più l’una all’altra fino a formare un materiale
resistente e indissolubile.
Per l’effetto dell’acqua, del sapone e della pressione, la lana perde un buon terzo del suo volume, vale a dire
che la lana si ritira, sia nella feltratura che nella follatura.
Fra le principali caratteristiche del feltro vi sono la sua resistenza all’umidità, al freddo e al vento.

LABORATORIO FILIERA DELLA LANA

LABORATORIO I TELAI

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